Palazzo Visconti Fregoso

Il complesso denominato “ex Monastero di Colturano” (altrimenti conosciuto come “Palazzo Visconti Fregoso”) sorge nel centro del borgo agricolo di Colturano, capoluogo dell’omonimo Comune nella città metropolitana di Milano. L’edificio, sottoposto a tutela della competente Soprintendenza fin dal 1982, è attestato lungo via Vittorio Emanuele e si articola attorno ad una corte a pianta rettangolare, anticamente chiusa ma oggi comunicante ad est con un grande spazio verde destinato a giardino. La corte conserva cospicue tracce dell’originario porticato medievale, le cui arcate gotiche al piano terra sono completamente tamponate nel lato nord, restando in parte libere nei rimanenti lati sud e ovest.Al primo piano, lungo i lati nord e ovest della corte si dispone un loggiato con pilastrini in laterizio, le cui luci sono attualmente tamponate e intervallate da finestre di età moderna. Sorto in epoca medievale, è di dubbia origine ecclesiastica, probabilmente come grangia dell’ordine Cistercense o degli Umiliati anche se non sono reperibili notizie storiche al riguardo. Il complesso appartenne tra i secoli XIV e XV ad alcuni rami della potente dinastia viscontea, passando poi al cavaliere Antonio Fileremo Fregoso, poeta e gentiluomo alla Corte ducale degli Sforza, a sua volta sposato con la nobile Fiorbellina Visconti. In seguito, tra i secoli XVI e XVII, i discendenti del Fregoso suddivisero l’edificio in varie proprietà, che pervennero rispettivamente all’Ospedale della Pietà di Milano (poi divenuto il Pio Albergo Trivulzio) e ai conti Scotti (poi Gallarati-Scotti); questi ultimi, tra Sette e Ottocento, trasmisero la loro parte alle nobili casate dei Castelbarco e dei Melzi d’Eril. Attualmente il Palazzo è di proprietà privata ed è stato sottoposto ad interventi di restauro conservativo sia per la facciata sia per il recupero di affreschi sotto l’egida della Sovraintendenza ai Beni Architettonici della Provincia di Milano. Antoniotto Fileremo

Antoniotto Fileremo Fregoso Antoniotto Fileremo Fregoso nacque intorno al 1460 a Carrara, unico figlio maschio di Spinetta II potente signore della città, prima doge di Genova e successivamente consigliere di Francesco Sforza. Come unico erede il padre gli lasciò, oltre al cognome (Fregoso o Campofregoso ), vaste proprietà e feudi.

Essendo Antoniotto in giovane età venne nominato come suo tutore Cicco Simonetta, presso il quale si trasferì e visse sino al 1476 acquisendo la cittadinanza milanese. Nel 1478 il giorno in cui Gian Galeazzo Sforza assumeva le insegne ducali, Antoniotto venne solennemente armato cavaliere dando inizio alla sua carriera militare che durò ben poco; infatti dopo soli due anni Ludovico il Moro fece imprigionare e decapitare Cicco Simonetta nel Castello di Pavia con l’accusa di alto tradimento e questo costrinse Antoniotto a trasferirsi a Genova ospite di alcuni parenti. Grazie alla sua crescente fama di poeta acquisita nell’ambiente letterario milanese, Antoniotto riprese il suo posto ufficiale alla corte del Moro e di Beatrice d’Este insieme a Nicolò da Correggio ed a Gaspare Visconti e questo gli permise anche di sposare la nobildonna Fiorbellina Visconti dalla quale ebbe due figli (Spinetta e Tiberio). Nel 1500, dopo la cattura del Moro da parte dei Francesi, è costretto a giurare fedeltà ai nuovi signori di Milano. La grave crisi politica e sociale, con la fine del dominio sforzesco, aveva provocato anche il crollo di tutto il mondo culturale ed artistico. Questo ebbe un effetto traumatico sull’animo del poeta cortigiano che decise di ritirarsi in esilio volontario nel suo feudo a Colturano dove visse per il resto della sua vita, seguendo l’esempio dei grandi umanisti come il Petrarca e Boccaccio. Così il poeta cortigiano protagonista delle feste mondane si trasformò in un saggio e solitario “citadin de boschi” intento a meditare sulla fragilità della condizione umana. Proprio a causa della sua propensione alla quiete agreste, il Fregoso finì per l’essere soprannominato “Fileremo” che significa “amante, amico della solitudine”. Il 15 novembre 1505 compone l’opera “ex villa Culturani” ma la produzione più originale del Fregoso è rappresentata da una serie di poemetti allegorici e filosofici composti in questa seconda fase della sua vita, tra i quali “Riso di Democrito” , “I doi filosofi” (1506), “La contentione di Pluto et Iro” ( 1507), “Dialogo sulla musica” (1508), “La cerva bianca” (1510) e “Il dialogo de la fortuna” (1519). Tutte opere che incontrarono un notevole successo perché si trattava di una poesia umanistica assai raffinata, nutrita di riferimenti alla cultura antica , che dal punto di vista linguistico e stilistico si ispirava ai modelli aulici di Dante e Petrarca. In alcune di queste opere non mancano riferimenti diretti e affettuosi al ” suo Culturano”, come Antonio amava riferirsi alla nuova residenza agreste. Il legame di Fregoso con Colturano (IM) è un aspetto importante nella sua vicenda umana e poetica. Le sue opere più importanti furono ideate, composte ed ambientate nella sua villa, nelle selve circostanti, nel paese stesso dove decise di ritirarsi provocando scandalo e incomprensioni tra i suoi vecchi amici nobili. Antonio non interruppe i suoi rapporti sociali e culturali con i salotti più raffinati di Milano, ad esempio intorno al 1510 egli era spesso ospite della contessa Cecilia Gallerani (ex favorita del Moro e amica di Leonardo da Vinci ) e della nobildonna Ippolita Sforza Bentivoglio. Presso di lei fece la conoscenza del novelliere Matteo Bandello frate domenicano nel convento di Santa Maria delle Grazie. Quest’ultimo, nelle sue opere, definì il Fregoso uno dei “famosi spiriti” del suo tempo e dedicandogli una delle sue novelle. Nel 1525 pubblicò “Opera nova”. E’ ioltre storcamente provata la frequentazione di Fregodo con un circolo di intellettuali di altissimo livello fra cui Bramante e Leonardo da Vinci. Esiste inoltre un documento notarile che testimonia la presenza di Bramante a Colturano nella residenza del Fregoso Nel 1532 il Fregoso morì lasciando ai suoi eredi oltre al feudo di Colturano una immensa fortuna in beni e terreni. Tra i tanti ammiratori del poeta di Colturano possiamo annoverare personaggi famosi come il Poliziano, il Pulci, il Boiardo e perfino Ludovico Ariosto, che nell’Orlando Furioso menzionò “Anton Fulgoso” tra i poeti che lo accolsero , meravigliati, al termine del suo fantastico viaggio cavalleresco.